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le interviste

Davide Ragusa

“Questo piccolo progetto l’ho ideato e realizzato nel mio ultimo soggiorno a Caltagirone, spinto dalla curiosità e dal desiderio di dar voce ai migranti che dall’Africa arrivano in Italia nella speranza di rifarsi una vita, e che invece sono costretti ad imbattersi in nuove assurde difficoltà imposte da burocrazia, ignoranza e razzismo, vivendo nell’indifferenza generale dei cittadini con cui condividono le strade, la spazzatura o i campi di calcio.“

 

Qui trovate le loro storie: http://www.davideragusa.com/project-cittadini-invisibili/

 

“In questo caso la condivisione di questo lavoro risulterebbe molto più utile; non tanto a me, quanto più a loro”, sostiene l’autore.

 

Davide raccontaci il tuo progetto ?

Vivo ad Amburgo dal 2012  e anche qui ultimamente si sente parlare sempre più spesso dei rifugiati che da Lampedusa riescono a raggiungere la Germania. Al solito: la destra vuole cacciarli, la sinistra vuole tenerli. Insomma, il solito teatrino politico che non porta mai a nessuna soluzione ragionevole. Devo essere sincero però, non mi sono mai interessato più di tanto delle problematiche che coinvolgono questo tema, né in qui né in Italia. Ho letto saltuariamente articoli a riguardo, ma giusto per tenermi un tantino informato su cosa sta accadendo e perché. Poi il viaggio in Sicilia. Uno dei soliti che faccio quando posso staccare da lavoro per andare a trovare famiglia e amici. E lì mi è scattata la scintilla.

 

Cosa ti ha spinto nel documentare la loro storia nei tuoi scatti ?

L’idea mi è venuta in macchina, poco dopo l’atterraggio a Catania. All’entrata di Caltagirone ho visto un ragazzo di colore che, a bordo di una bici, frugava tra la spazzatura. Una triste scena che mi capita di vedere spesso nelle grandi città, dove i senzatetto sono senza dubbio più numerosi rispetto ad una cittadina come Caltagirone. Insomma, una scena anomala, di cui la mia città non mi aveva abituato da 28 anni a questa parte. Un episodio che ha spinto in me la voglia di saperne di più, possibilmente dai diretti interessati. E devo dire che avvicinarli e scambiare con loro 2 chiacchiere è stato molto più facile di quanto immaginassi. Li accostavo con la macchina mentre rovistavano tra i cassonetti della spazzatura, chiedevo loro se parlassero inglese (col francese sono negato) e lì, dopo una mia breve presentazione, chiedevo se avessero voglia di raccontarmi le loro storie. Alla fine tutti mi concedevano uno scatto, premiando la mia buona fede e la voglia di ascoltarli, senza alcuna pretesa o falsa promessa. Sono un sostenitore della sincerità, che premia (quasi) sempre. Stesso discorso per i ragazzi minorenni del centro accoglienza di Villa Montevago. Sono entrato spontaneamente nel centro, ma non per chiedere permessi. Non mi piace l’idea di chiedere il permesso a terzi per fotografare questi ragazzi. Ho chiesto direttamente a loro, avvisandoli che a causa della minore età non avrei potuto mostrare i loro volti. Sono stati d’accordo sin da subito e oggi mi considerano uno di loro. Mi contattano quasi ogni giorno su facebook per aggiornarmi sulla loro situazione e ricordando i bei momenti trascorsi insieme. Immagina se il mio non fosse un caso isolato e tutti andassero lì a cercare di accogliere e facilitare l’integrazione di questi ragazzi con la nostra cultura: sarebbero pieni di amici con cui vivere le giornate spensieratamente, dimenticando per un po’ il calvario dell’attesa dei documenti. Invece la realtà ci mostra dei ragazzi isolati da tutto e tutti. Cittadini invisibili appunto. Quasi nessuno prova a parlare con loro (tranne chi deve farlo per lavoro) e molti li vedono solo come un problema politico ed economico. Quanta ignoranza…

 

Come nasce la tua ricerca stilistica ?

Dal punto di vista stilistico, l’idea iniziale era quella di fotografare tutti i ragazzi con la famosa scalinata di S. Maria del Monte di Caltagirone alle loro spalle, per rimarcare la loro presenza-assenza in città. Avevo voglia di suscitare un po’ di stupore tra i miei concittadini: non capita tutti i giorni di vedere foto di migranti con la scalinata nello sfondo, inquadratura invece tipica di turisti tedeschi in vacanza. Vedere dei ragazzi di colore in posa davanti al simbolo della città di Caltagirone avrebbe potuto stimolare la voglia di saperne di più e magari leggere le loro storie. (le condivisioni su Facebook, che sono più dei “mi piace”, è il mio unico personale successo) Purtroppo dal punto di vista logistico non è stato possibile portare i ragazzi in bici davanti la scala, così ho dovuto limitare quest’idea ai migranti del centro di prima accoglienza, che ho personalmente accompagnato a fare un giro in centro storico. Nelle foto, i colori sono desaturati, freddi, quasi diametralmente opposti all’idea del calore e del sole che caratterizzano la tipica atmosfera siciliana. Un’atmosfera che non rispecchia affatto il comportamento dei siciliani nei confronti di questi ragazzi.

 

BIO

Davide Ragusa nasce il 2.2.1987 in Sicilia, a Caltagirone (CT), dove vi rimane fino all’eta’ di 18 anni. Dopo il liceo classico decide infatti di seguire l’esempio dei fratelli e opta per proseguire gli studi fuori dall’isola, iscrivendosi all’universita’ di Modena e Reggio Emilia, dove consegue la laurea triennale in Scienze della comunicazione e la specialistica in Comunicazione pubblicitaria ed istituzionale. È in quel momento che investe i soldi dei regali di laurea per coronare un sogno e comprare la prima reflex (Nikon D90), inseparabile sin da subito.
Dopo 6 anni intensi vissuti a Reggio Emilia (arricchiti da un’esperienza di tirocinio presso l’ufficio pubblicità di Pennyblack del gruppo MaxMara) approfitta di un viaggio di famiglia e raggiunge il fratello Peppe a San Francisco, in California, dove rimane per 3 mesi. Un’esperienza suggestiva vissuta a 360 gradi, che gli permette di assaporare la cultura tech della Silicon Valley grazie ad una collaborazione in veste di UI/UX consultant per una startup fotografica.
Il viaggio di ritorno verso l’Europa serve solo per far tappa qualche giorno a Reggio Emilia; giusto il tempo di fare le valigie, salutare gli amici e la sorella e fiondarsi sul treno per la Germania: destinazione Amburgo.
Era il maggio 2012. I primi mesi passano alla ricerca di una qualsiasi occupazione, girando porta a porta tra ristoranti italiani e gelaterie; l’invio forsennato di cv porta i suoi frutti e da ottobre dello stesso anno ad oggi lavora per Jimdo, azienda multiculturale leader dei CMS per la creazione di siti fai-da-te, in qualità di community supporter e SEO manager del portale italiano.

 

Qui trovate le sue foto:

www.flickr.com/davideragusa

www.unsplash.com/davideragusa

www.instagram.com/davideragusa

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